MORSI E PUNTURE: VIPERE, TRACINE, MEDUSE, API, VESPE E RAGNI. IL DR. FRACELLA SPIEGA LE REGOLE DEL PRIMO SOCCORSO.

Come comportarsi in caso di morso da vipera o contatto con meduse e scorfani?

D'estate, qui da noi,  le più diffuse punture sono quelle da pesci e animali marini.  In genere il paziente e il soccorritore vanno in crisi. E' credenza diffusa che se non si somministrano le cure urgenti  il malcapitato potrebbe correre il rischio di morire.

A tranquillizzare è  il dr. Silvano Fracella, primario del pronto soccorso del "Vito Fazzi",  dove spesso arrivano i pazienti terrorizzati.

«L'unico che in rari casi può essere anche mortale è il VELENO DELLA VIPERA - spiega Fracella - Ma è abbastanza raro. Ogni anno in provincia di Lecce si verificano un paio di casi che arrivano al PS perchè noi abbiamo il siero antivipera nell'armadio degli antidodi.

Il morso della "vipera aspis", detta aspide - aggiunge il primario - si riconosce per  i due buchetti a distanza di circa 8 mm,  che lasciano i due  denti  veleniferi.  La BISCIA invece, che non è velenosa - precisa Fracella - se morde lascia tutta la filiera dei denti a corona.

Il paziente prova immediato dolore e la zona si gonfia immediatamente. Il  veleno risale dai capillari, per via linfatica periferica verso il centro.  Cosa può fare il paziente o il soccorritore?  Può rallentare la risalita del veleno perchè se va in circolo può dare effetti neurotossici e addirittura anche aritmie e problemi cardiovascolari, fino alla morte.

Bisogna stringere a monte della zona interessata una benda o un laccio che dovrà essere spostato più a monte ogni 15' - 20' per rallentare il riassorbimento del veleno che risale, fino all'arrivo in ospedale. C'è una finestra temporale di circa 3 ore.

EVITARE ASSOLUTAMENTE I LUOGHI COMUNI - insiste il dr. Fracella - come incidere in corrispondenza del morso e succhiare il veleno ... SONO COSE DA NON FARE perchè il sangue e il veleno passano al soccorritore».

La puntura più diffusa è quella della TRACINA, un pesce che ha le spine dorsali e laterali collegate a delle ghiandole per cui iniettano una tossina che ha un'azione neurotropica, cioè si lega ai nervi periferici ed è molto dolorosa.

«La tracina è un pesciolino insabbiato - dice Fracella - Il paziente cammina nell'acqua sulla sabbia e sente una puntura dolorosissima quasi sempre ai piedi. La zona si gonfia quasi subito, ma non ha effetti mortali, ha un effetto tossico locale.

La prima cosa da fare  - insegna il dr. Fracella - è banalissima. Siccome questa tossina è termolabile, cioè viene denaturata dal calore, occorre mettere sul gonfiore dell'acqua calda, non bollente. A questo proposito c'è una storia. I nostri pescatori, quando tiravano le reti qualcuno veniva punto dalla spina della tracina. Come atto terapeutico di 1° soccorso i pescatori avevano sperimentato che facendo la pipì sulla puntura il malcapitato provava un immediato sollievo. In effetti scientificamente è stato dimostrato che immergendo per  15' - 20' la zona lesa in una bacinella di acqua calda la sostanza tossica si denatura».

Peccato che i pescatori - aggiungiamo noi - pensavano che l'effetto taumaturgico fosse dovuto all'urina...

Lo SCORFANO è come la tracina ma non inietta un veleno importante, crea solo un dolore locale molto forte.

Molto frequente anche il ricorso al PS per le PUNTURE DA MEDUSA.

«La medusa, con i suoi filamenti urticanti,  crea una dermatite allergica - spiega Fracella - Al contatto la zona si gonfia ed è come avere una reazione allergica locale. Nei pazienti predisposti all'allergia - aggiunge il primario - un numero di zone multiple di contatto può dare sintomi da shock anafilattico.

 In questi casi, a differenza della tracina, dobbiamo creare una vaso-costrizione e questa la si ottiene con delle applicazioni di acqua fredda. Dobbiamo uscire subito dall'acqua e fare impacchi freddi  e nei giorni seguenti applicare pomate cortisoniche e antistaminici, anche per bocca se le lesioni sono multiple».

Anche nel caso di API E VESPE le punture, molto frequenti,  possono dare luogo a shock anafilattici, ma solo per soggetti predisposti che hanno una reazione eccessiva. La terapia in questi casi - consiglia il dr. Fracella - è cortisone, a volte adrenalina e antistaminici .

«C'è una differenza, l'ape quando punge, si sventra, lascia il pungiglione  e muore. La puntura della vespa non lascia pungiglione è dolorosa e lascia gonfiore e dolore per pochi giorni.

La PUNTURA DEI RAGNI nel Salento riguarda soltanto la «malmignatta o vedova nera».

«E' riconoscibile dalla livrea nera con tredici  puntini rossi  - chiarisce Fracella - e procura dolore, ma non è mortale . E' un ragno che inietta una tossina che può dare effetti neurotossici. Questo potrebbe spiegare il perchè della credenza popolare che i "tarantati" andavano incontro alle crisi. In effetti  ci sono dei casi in cui la tossina può dare contrazioni e convulsioni, non epilessia, scatenate dalla tossina. E' stato di dimostrato che l'applicazione di freddo per ridurre l'assorbimento e il cortisone hanno un effetto terapeutico».