In merito agli episodi di intolleranza e di tensione che si sono verificati mercoledì mattina nel reparto di Cardiochirurgia del “Vito Fazzi”,
dopo il decesso di un paziente di origini albanesi, in un comunicato la ASL stigmatizza il comportamento violento, minaccioso e aggressivo di alcuni parenti, pur comprendendone il dolore.
«L’episodio accaduto ieri nel reparto di Cardiochirurgia - scrivono dalla Asl - non è ammissibile. Minacce e aggressività, in qualsiasi forma si manifestino, non sono in alcun modo giustificabili. ASL Lecce, pur comprendendo il dolore dei parenti per la morte di un congiunto, ha il dovere di tutelare l’incolumità del proprio personale durante lo svolgimento dell'impegnativo lavoro quotidiano.
In particolare, riguardo le accuse di “razzismo” lanciate da uno dei parenti del paziente deceduto, di origini albanesi, va apprezzato che siano state subito ritrattate dagli altri congiunti. Si è trattato di parole pronunciate, come appare evidente, in un momento di profondo sconforto e di forte collera: sentimenti umanamente comprensibili ma – si ribadisce – non giustificabili.
Il personale ASL, sanitario e non, deve poter operare in maniera tranquilla e serena, perché così richiede la delicatezza e l’importanza del compito, senza temere conseguenze che debordino ben oltre il limite della civile convivenza.
Di fronte alla morte di un paziente, l’azienda sanitaria ritiene doveroso fornire rassicurazioni sulla correttezza delle procedure mediche eseguite rispetto al quadro clinico del paziente, ribadendo in ogni caso il rammarico per non aver potuto evitarne il decesso. Tutto ciò per sgombrare il campo, in maniera inequivocabile, da qualsiasi dubbio: nel rispetto dei parenti e a tutela del personale. Nel rispetto e a tutela, anche, dell’onorabilità dell’Asl, dell’Ospedale “Vito Fazzi” e del reparto di Cardiochirurgia, luoghi in cui istituzionalmente e per scelta professionale si lotta per la cura e la vita dei pazienti. Senza distinzioni di sorta».