«Le diagnosi e le prescrizioni mediche sono spesso redatte in una grafia incomprensibile».
E’ questo il contenuto di una lettera inviata alla fine dello scorso giugno alla direzione generale della Asl da parte della presidente del Centro per il Diritto alla Salute”(CDS), dottoressa Rosa Orlando, la quale sollecita un intervento dei vertici Asl per cercare di evitare disagi e danni ai pazienti e alla stessa struttura sanitaria.
Il CDS, l’associazione di tutela dei pazienti e dei loro familiari, ha la sua sede al piano terra dell’ospedale “Vito Fazzi” e ogni lunedì e mercoledì riceve le segnalazioni, i suggerimenti e i reclami degli utenti che percorrono (non certo per piacere) i corridoi e le corsie del nosocomio più grande della provincia leccese. Spesso si rivolgono agli operatori CDS per chiedere informazioni sull’attività dei reparti e su qualche disservizio con gli sportelli del Cup. Ma altre volte vi si recano per chiedere aiuto e per rappresentare situazioni che non riescono a risolvere. Come il caso di un paziente che è stato visitato da uno specialista del “Fazzi” nelle scorse settimane e che ha ricevuto una diagnosi scritta su un ricettario (di cui alleghiamo un estratto) che non è riuscito a interpretare. E, visto che la salute è la sua, ha pensato di rivolgersi all’associazione di tutela.
Il CDS quindi ha inviato una lettera alla direzione generale, della quale Salute Salento riporta qualche stralcio.
«Frequentemente abbiamo occasione di ricevere lamentele da parte di cittadini- pazienti, i quali, dopo essersi recati presso Unità Operative della Struttura sanitaria pubblica per sottoporsi a visite mediche specialistiche di vario tipo, ricevono il referto redatto a mano in una grafia a loro, e non solo a loro, incomprensibile. Purtroppo questa prassi ricorrente crea dei seri problemi, sia al paziente, in primis, sia ad altri medici, che potrebbero incorrere in una inesatta interpretazione di quanto riportato».
A questo punto, si chiedono dal CDS, «Come mai non vengono rispettate le norme di buona pratica le quali prevedono che: "il referto deve essere redatto con una grafia chiara e comprensibile che non dia luogo ad equivoci?».
E aggiungono, «Qualunque sia la motivazione di questo disservizio è evidente che viene leso il diritto del paziente ad aver immediata contezza della diagnostica, a cui si è sottoposto».
«Va considerato inoltre il danno di immagine della nostra ASL – conclude la lettera - quando il paziente presenta i referti a specialisti di strutture sanitarie in altre regioni. A pagare, insomma, è sempre il paziente, non certo i responsabili di questo disservizio».